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Startup innovativa nelle soluzioni tecnologiche di predizione e anticipazione eventi negativi per tendere al RISCHIO ZERO
Un elemento qualificante della soluzione è la semplicità con cui si riescono a raggiungere gli obiettivi di progetto, utilizzando appieno gli investimenti effettuati a livello di tecnologie di fabbrica, anche in caso di progressiva crescita di informazioni “automatiche” (nuovi sensori) consentendo un aumento di affidabilità del sistema.
Maggiore percezione e presidio del rischio in real-time che porta ad una riduzione del rischio stesso
Migliore trasparenza nei confronti degli enti preposti e in generale di tutti gli stakeholder
Migliore considerazione nell’assunzione del rischio da parte delle imprese assicuratrici e possibile riduzione delle relative polizze
Migliore gestione della manutenzione degli asset critici (RBM - Risk Based Maintenance)
Riduzione di infortuni (minor/major), near miss e in generale eventi negativi
Il modello innovativo RENrisk rappresenta l’applicazione pratica delle più avanzate innovazioni nel campo dell'”INGEGNERIA DELLA RESILIENZA”, che guardano al presente e al futuro , oltre che al passato, e quindi trasformano, in modo determinante, l’ingegneria del rischio: da Safety I a Safety II, con in aggiunta, rappresentando un Indicatore di rischio che cambia dinamicamente, al modificarsi delle condizioni operative e considerando tutti gli elementi, impianto, uomo e ambiente.
Erik Hollangel
Padre del Resilience Engineering
Capacità di prevenire i pericoli e modificare il proprio funzionamento per adattarsi ai cambiamenti.
Controllo e supervisione delle performance del sistema e del suo stato operativo alla ricerca di possibili segnali deboli.
Capacità di rispondere immediatamente ai cambiamenti per regolare il funzionamento ed evitare danni maggiori.
Capacità di imparare dagli eventi passati per aumentare il livello di sicurezza.
sulla produzione quantitativa e qualitativa dovuta a blocco temporaneo da locale a intero impianto
conseguenza sul personale interno e terzi che operano
danni circoscritti e/o rilevanti
sui preposti aziendali e sull’azienda (D.lgs. 231/01)
si pregiudica la sostenibilità e l’immagine aziendale
La “gestione del rischio” è ormai una best practice consolidata in azienda e in generale, è la prima fase nell’applicazione di qualsiasi schema di certificazione di un “Sistema di Gestione”, oltre che del D.lgs: 81/08 nel DVR-Documento di Valutazione dei Rischi.
In particolare, nelle aziende soggette al D.lgs n.105 del 26-06-2015, che recepisce la Direttiva Seveso III, la gestione del Rischio di Incidente Rilevante implica un approccio ancor più strutturato e riguarda eventi che si configurino in un pericolo grave, immediato o differito, per la salute e per l’ambiente, all’interno e/o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengono una o più sostanze pericolose.
La prima Direttiva Seveso si proponeva di ridurre il rischio a livelli compatibili, grazie all’iterazione tra le misure previste e quelle mitigative, partendo da un approccio improntato sulla verifica analitico-impiantistica.
Con le successive Direttive l’accento è stato spostato anche sul controllo delle modalità adottate per la gestione della sicurezza. Attività come la formazione del personale, il controllo operativo, la progettazione e la gestione di modifiche degli impianti, durante il loro ciclo di vita, sono parti integranti e sostanziali di un Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) che deve essere sviluppato all’interno delle aziende.